La conoscenza di sé conduce alla consapevolezza e al distacco dalle emozioni e dai pensieri. Dapprima questa presa di coscienza può portare sconcerto perché siamo abituati ad identificarci totalmente con la nostra mente e il nostro sentire: non avendo più questa identificazione non sappiamo più chi siamo. Ma subito subentra uno stupore pieno di fiducia che ci fa sentire comunque saldi.
Iniziamo a sperimentare che siamo “altro”, un’alterità non definibile né descrivibile concettualmente, una alterità che non contempla alcuno dei meccanismi della mente, che è totalmente al di là di essa.
E’ come essere in cima al monte e vedere sotto, lontano, gli uomini e le macchine correre e affannarsi.
Questa alterità, sorgente di pienezza, di senso e di abbandono esistenziali, che è esperienza e non concetto, la definiamo il Sé.
A livello del Sé scompare la nostra individualità limitata: è la mente infatti, è la nostra identificazione con la mente che conferisce identità. Come la nostra consapevolezza viene illuminata da ciò che sorge oltre la mente, non parliamo più di individuo, di ego, di io: parliamo di Sé spirituale, una nozione molto più vasta. La natura del Sé è la natura del Tutto: dal Tutto è mosso e sospinto ed il Tutto esprime.
Il cerchio del nostro cammino esistenziale si chiude: emergiamo dall’indifferenziazione con la madre per diventare individui, superiamo la nostra individualità per acquisire coscienza di essere Tutto e nel Tutto torniamo ad essere non differenziati.
Catia Belacchi
http://www.contemplazione.it/la-meditazione-nel-percorso-educativo-di-catia-belacchi/
Nessun commento:
Posta un commento